Il Lungo Ritorno

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Un buon libro da leggere, ma nulla più
Il Lungo Ritorno è un romanzo di fantascienza di Frederik Pohl, scritto nel 1989. Lo scrittore americano può, a buon diritto, essere considerato tra i più grandi autori di fantascienza alla stregua di Asimov e di Williamson.

Il romanzo è, infatti, un ottimo libro. Ben scritto, ben costruito e soprattutto avvincente.

Raconta la storia di una popolazione aliena, gli Hakh’hli, che partiti per un lungo viaggio interstellare, hanno la netta sensazione di essersi persi nell’universo. Decidono, così, di esplorare la Terra, pianta che studiano da tempo grazie alle intercettazioni di antiche trasmissioni e quant’altro. Sulla nave madre degli alieni, c’è anche un passeggero speciale, è Lisandro (Sandy per gli amici) l’unico umano tra i 22.000 Hakh’hli, nato da una coppia di astronauti morti nello persi nello spazioni, durante la guerra interstellare terrestre. Quando gli Hakh’hli decidono di scendere sulla Terra, però, non tutto va per il verso giusto e le intenzioni degli alieni, che sulla carta erano di pace e collaborazione, sembrano invece di morte e distruzione. Su questo cannovaccio si dipana l’intera matassa della storia che vede altri importanti protagonisti. Tra questi, il tenente Marguery Darp, una donna affascinate che prende in consegna l’impacciato Sandy appena sbarcato sulla Terra. Boyle, rude militare dai modi decisi e diretti. E poi ci sono gli altri Hakh’hli, i compagni di coorte di Sandy, tutti dai nomi estrosi, Polly (Ippolita), Tania (Tatiana), Elena, Demmy (Demetrio), Obie (Oberon), presi da antiche opere teatrali terrestri.

La storia, come si diceva, è piacevole e malgrado la lunghezza del libro (ben 330 pagine) scorre via piacevolmente. Non mancano gli spunti ironici, tipici dell’autore al quale va, inoltre, il pregio di mantenere vivo l’interesse fantascientifico anche nelle strane descrizioni degli usi e dei costumi degli Hakh’hli.

A livello qualitativo non è, certamente, un’opera che lascia il segno indelebile. È solo una piacevole lettura. Un libro che, come si è detto, è ben scritto, ben dosato, non scontato, piacevole. Ma nulla più. Nessuna emozione nel linguaggio che è strutturato al solo fine di descrivere le scene che l’autore vuole raccontare. Nessuna enfasi e nessuna impennata di stile. È un libro di esperienza. Un romanzo in cui l’autore mette a frutto la sua bravura nell’inventare storie che, malgrado siano scritte in termini molto semplici e per nulla intriganti, restano pur sempre delle belle storie.

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Valutazione: 2 libri
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